Seminario: Il confine come ambiente mediale

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Data pubblicazione
Pubblicato il: 
01/12/2023

Il confine come ambiente mediale
Francesco Zucconi
Iuav

Introduce G. Scavuzzo

Giovedì 7 dicembre 2023, ore 10:30 - 13:00
Polo didattico e culturale dell’Università degli Studi di Trieste a Gorizia,
via Bartolomeo d’Alviano 18, Gorizia, Aula 302

per info: gscavuzzo@units.it

Il confine come ambiente mediale

Se è vero che il cinema, rilocandosi, travalica e annulla i suoi confini tradizionali, è anche vero che il problema del confine continua a ripresentarsi: non più legato al posto che il cinema occupa, ma paradossalmente alla migrazione di cui il cinema si è, in qualche modo, reso protagonista.

Una serie di film sulla migrazione, scelti tra i molti che insistono sulla stessa questione, ci aiuterà a cogliere questa sorta di “ossessione” del cinema. In particolare, vedremo come nel rappresentare il confine il cinema contemporaneo – documentario o finzionale – metta a nudo tre questioni fondamentali. La prima è che, se sopravvivono ancora dei confini geopolitici, questi sono oggi largamente marcati dai media. Questa segnatura è ambivalente: se da un lato i media sembrano intervenire su una linea di divisione tra territori già costituita – e dunque sembrano semplicemente accentuare il confine – dall’altro creano le condizioni perché un confine possa emergere e rendersi sensibile. La seconda questione investe questi confini “mediatizzati”.

Una volta stabiliti, essi stessi possono essere deterritorializzati: come vedremo nei film che raccontano la vita dei migranti, lo spostamento dei corpi non fa altro che spostare confini; è come se questi ultimi seguissero chi pure cerca di violarli, si attaccassero alla pelle, rinascessero nei nuovi siti in cui i migranti arrivano. Si spostano, ma continuano a esercitare il loro ruolo di dispositivi disciplinari. Insomma, permangono. La terza questione riguarda questa permanenza del confine nell’orizzonte del cinema: c’è una ragione per una simile persistenza? La risposta, paradossale, è che il cinema, per quanto esemplifichi i processi di deterritorializzazione contemporanea, continua a fare i conti con l’idea di luogo.

(cfr. Francesco Casetti, Francesco Zucconi, Confini mediatizzati, confini incarnati. Il luogo del cinema, tra marcature e attraversamenti, in Identità, confine. Geografie, modelli, rappresentazioni, Mimesis, Milano-Udine, 2021)


Francesco Zucconi è Professore associato di Cinema, fotografia e televisione all’Università IUAV di Venezia, membre associé al Centre d’Histoire et de Théorie des Arts dell’EHESS di Parigi e research fellow presso l’Institut Convergences Migrations (CNRS, Ined, Inserm, IRD, Collège de France, EPHE, Paris 1.

È stato Marie Skłodowska-Curie fellow all’EHESS e Lauro de Bosis fellow ad Harvard.

Tra le sue pubblicazioni:
La sopravvivenza delle immagini nel cinema. Archivio, montaggio, intermedialità (Mimesis 2013, 2020);
Sensibilità e potere. Il cinema di Pablo Larraín (con M. Coviello, Pellegrini 2017);
Displacing Caravaggio: Art, Media, and Humanitarian Visual Culture (Palgrave Macmillan 2018).


Si confronta con i temi dell’architettura quotidianamente nella didattica nei corsi dell’Università Iuav di Venezia e nella riflessione teorica, come nel saggio Montaggio e anatopismo secondo Jean-Luc Godard pubblicato nel numero monografico Del ‘gioco’ e del ‘montaggio’ nella didattica e nella composizione, in “FAMagazine. Ricerche e progetti sull’Architettura e la città”, n. 52, 2020.

 

 

Ultimo aggiornamento: 01-12-2023 - 14:28
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